‘Aid al Adha, o festa del sacrificio, è la principale festività del calendario islamico, detta popolarmente anche festa grande (‘aid al kabir) o festa del montone, perché è il momento in cui la macellazione rituale di un montone, per i musulmani, ricorda il sacrificio di Abramo.
Ma, certo, questo ormai lo sanno tutti! Non tutti sanno, però, come i migranti hanno rielaborato questa tradizione nel nuovo contesto della migrazione. A Bologna è stata in particolare la diaspora marocchina ad avviare la risignificazione della ricorrenza, a partire dal dettato religioso e dalle usanze del proprio paese.
La tradizione religiosa islamica vuole che ogni famiglia che può permetterselo macelli un montone rinnovando ritualmente l’alleanza suggellata tra Dio e Abramo, ma prescrive anche che la ricorrenza si rivesta di precise valenze di solidarietà: infatti solo un terzo della carne è per il consumo privato della famiglia, un secondo terzo deve essere consumato in convivialità con vicini e parenti per rinsaldare i legami di comunità e l’ultimo terzo deve essere devoluto ai poveri affinché tutta la società partecipi del momento di abbondanza.
Tali prescrizioni sono molto sentite nei paesi islamici, ma il contesto dell’emigrazione rende difficile rispettarle, tanto la comunità è dispersa e disgregata. L’”Aid per tutti/e” deriva dall’intuizione geniale di dare risposta al disorientamento delle famiglie senza più una comunità di riferimento al di là della minuscola cerchia privata, collegandolo all’enorme area di disagio e solitudine in cui versa la parte più povera ed emarginata dei migranti. La festa ‘Aid per tutti/e è proprio un’occasione in cui si ricostruisce il senso di comunità, in cui la solidarietà veste le forme della tradizione religiosa e antica per rispondere a nuovissimi bisogni emersi nella società di accoglienza. Le famiglie che macellano il montone conferiscono la loro eccedenza di carne al comitato della festa (che negli anni si è allargato includendo numerose associazioni e comunità), e anche i commercianti halal danno volentieri il loro contributo, tanti volontari e volontarie cucinano, nelle loro case o alla maxi griglia della festa, per organizzare un grande banchetto che è offerto del tutto gratuitamente a tutti/e coloro che vogliono partecipare.
Sono inviati d’onore, naturalmente, i poveri e gli emarginati dei dormitori, i profughi e i senzatetto di qualsiasi nazionalità, ma la festa è aperta a tutti/e perché ha anche la funzione di costruire legami e tessere relazioni sul territorio, superare conflitti e ostilità e facilitare la conoscenza reciproca e il buon vivere insieme.
Questa “tradizione innovativa” è cominciata a Bologna nel 2007 al centro Zonarelli per iniziativa dell’associazione Sopra i ponti, negli anni si arricchita di collaborazioni di tante associazioni fino a diventare veramente un patrimonio comune e da alcuni anni si è trasferita al pilastro, dove la disponibilità di spazi verdi, la densità di residenti di origine straniera e l’attivismo associativo creano un mix unico che favorisce la sperimentazione sociale.
Siete tutti/e invitati/e domenica 17 luglio 2022 nello spazio della casa di quartiere Ca’ Solare, via del Pilastro 5, dalle ore 17 in avanti per una serata di allegria e condivisione!