accanto al fervere delle attività di cooperazione e cosviluppo in Marocco, non tralasciamo l’impegno per il supporto alle fragilità sociali qui a Bologna! Di seguito il report della nostra volontaria in Servizio Civile Claudia Paganoni sugli ultimi mesi di attività del nostro sportello diritti aperto al Pilastro, in via Pirandello 6, presso lo storico circolo Arci La Fattoria.
Introduzione. Come volontarie di Servizio Civile Universale presso l’associazione Sopra i Ponti, a gennaio 2020 io e Francesca abbiamo iniziato ad essere operatrici e consulenti nell’ambito del progetto Sportello advocacy e tutela dei diritti dei migranti, parte dell’omonimo progetto nazionale di FOCUS – Casa dei diritti sociali. Lo Sportello ha base presso la sede dell’associazione Sopra i Ponti che si trova al Pilastro, ospitata nei locali del Circolo Arci La Fattoria. Il nostro lavoro si concluderà nel gennaio 2021, quando altr* volontari* in servizio civile prenderanno il nostro posto, ma ci è stato chiesto dall’associazione di fare un primo bilancio del lavoro svolto finora. Questi sono stati mesi senza dubbio molto particolari per lo Sportello di Sopra i Ponti e i/le suoi/sue utenti, da un lato per l’assenza di Rafia, fondatore dell’associazione e animatore dello Sportello negli ultimi anni, dall’altro chiaramente per l’emergenza sanitaria e sociale dovuta al COVID-19. Fatte queste dovute premesse, ci proponiamo ora di tracciare un quadro di ciò che abbiamo fatto in questi mesi, fornendo un breve inquadramento del contesto e immaginando possibili sviluppi futuri.
Contesto e provenienza degli/delle utenti. Secondo i nuovi Rapporti annuali sulla presenza dei migranti nelle città metropolitane italiane[1], l’8,5% della popolazione residente nell’area metropolitana di Bologna è di cittadinanza non comunitaria e il Marocco è il primo paese di provenienza per quanto riguarda i regolarmente soggiornanti. Questo dato, quasi tre punti al di sopra della media nazionale (5,9%), fa di Bologna la terza città metropolitana per residenti stranieri e, se prendiamo in considerazione il solo Comune di Bologna, la quota supera il 10% con ben 150 diverse nazionalità e la massima concentrazione in Bolognina, dove vivono circa novemila stranieri (26%). Il fenomeno migratorio è fortemente mutato negli ultimi 25 anni, dal 1995, quando Sopra i Ponti è nata, spinta proprio dalla necessità di fare advocacy, affinché i diritti delle persone migranti venissero riconosciuti formalmente e fattualmente; la necessità di lottare in questo senso, per un effettivo accesso ai diritti, è però tutt’altro che esaurita.
A gennaio, quando io e Francesca abbiamo iniziato a lavorare allo Sportello, le attività dello stesso erano quasi completamente sospese da circa 5 mesi. Con la partenza da Bologna di Rafia è mancato un punto di riferimento sia per gli/le utenti, che si rivolgevano a lui in quanto riferimento assodato da anni per la comunità marocchina bolognese, vista la sua lunga esperienza nel lavoro di advocacy, sia per noi operatrici, che sicuramente avremmo appreso molto nell’affiancarlo. Di conseguenza, abbiamo iniziato l’anno sull’onda del “vediamo come va”: dovevamo innanzitutto capire se e tramite quali canali le persone si sarebbero rivolte allo sportello.
Le richieste sono arrivate fin dalla prima settimana di riapertura: alcune dirette a Rafia, che le reindirizzava a noi, altre all’associazione Sopra i Ponti che, saldamente radicata sul territorio bolognese, sfrutta il potere del passaparola. Da gennaio ad agosto si sono rivolte a noi 15 persone e tutte sono venute a contatto con lo Sportello tramite i suddetti canali. 4 su 15 di queste persone si sono rivolte a noi per problemi riguardanti non solo se stessi ma anche altri membri della propria famiglia: il numero delle persone raggiunte risulta quindi nei fatti superiore alle 15 segnalate. 13 utenti su 15 sono di nazionalità marocchina, 1 libanese e 1 tunisina. 10 persone su 14 sono risiedono nel territorio di Bologna, 4 in Marocco e 1 in Francia – in questi casi la consulenza è avvenuta in forma telematica, ma soprattutto grazie alla collaborazione con le volontarie dell’associazione attive in Marocco. Con 6 utenti abbiamo/stiamo portando avanti percorsi di consulenza, appoggio e accompagnamento prolungati nel tempo, mentre con gli altri 9 si è trattato di interventi puntuali, che sono stati portati a termine in uno o pochi incontri. Di queste 15 persone, 2 erano già utenti di sportello da prima del 2020, mentre gli altri 13 sono venuti per la prima volta quest’anno.
Problemi affrontati. Gli/le utenti che si rivolgono allo Sportello Diritti si interfacciano con problematiche di vario tipo, spesso interconnesse fra loro. Frequentemente è capitato che una persona arrivasse chiedendoci consulenza per un problema specifico ma, in breve tempo, ne emergessero altri più o meno strettamente collegati. Riprendendo e integrando la categorizzazione creata dal volontario in Servizio Civile dello scorso anno, possiamo raggruppare le problematiche delle persone che si rivolgono a noi nelle seguenti categorie: negoziazione con datore di lavoro e vertenze all’ispettorato, ricerca lavoro/formazione, accesso alla Sanatoria, burocrazia fiscale, richiesta e rinnovo permessi di soggiorno e cittadinanza, relazioni con servizi sociali e altri servizi pubblici, riconoscimento di sussidi (invalidità, disoccupazione, RDC, bonus COVID), difficoltà di accesso ai servizi medici, disagio abitativo, attivazione fondi regionali per ricovero minori stranieri.
Un caso esemplificativo di problematiche interconnesse si è verificato quando una signora si è recata a sportello non riuscendo ad ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno ed essendosi vista sospendere il sussidio di disoccupazione. All’INPS risultava che i suoi precedenti datori di lavoro non avessero versato regolari contributi, il che ci ha portato a scoprire che il contratto non era mai stato registrato e la signora era stata truffata, assieme a molte altre donne, che hanno aperto una vertenza all’ispettorato del lavoro; il mancato rinnovo del permesso era chiaramente collegato alla non regolarità dell’attività lavorativa. Un altro esempio è quello di un signore che si è rivolto a noi telefonicamente durante il lock-down, chiedendoci di aiutarlo a trovare un’abitazione perché aveva perso la casa appena prima dell’inizio della quarantena e dormiva in strada. Oltre al supporto nella relazione con i servizi sociali, dopo poco tempo abbiamo affiancato l’utente anche nella ricerca del lavoro, nel tentativo di accedere alla Sanatoria e nella relazione con i servizi sanitari. Nel grafico seguente abbiamo provato a quantificare i problemi incontrati seguendo la casistica sopra riportata.
Come affrontiamo i problemi.A fronte di quanto appena illustrato, appare evidente come, in questi casi, sia necessario adottare un approccio olistico nei confronti della persona e delle problematiche che si trova ad affrontare. Si registra la necessità di un supporto, un accompagnamento al/alla migrante nel suo relazionarsi con i vari servizi e uffici competenti: il/la migrante si trova di base, per sua condizione, a fare sempre i conti con una burocrazia complicata, a partire dai permessi di soggiorno per arrivare all’accesso al sistema sanitario. Spesso, questa burocrazia è assurdamente complicata, anche per una persona di lingua madre italiana, quindi insormontabile per chi ancora non comunica in modo fluido. Il caso particolarmente assurdo di un ragazzo che ha dovuto penare per riuscire ad iscriversi al sistema sanitario e vedersi assegnare un medico, per errori non attribuibili a lui, ha fatto sbottare una nostra collega che incredula e arrabbiata ci ha chiesto: “Ma sarà possibile che servano due laureate [io e Francesca] per far sì che una persona possa avere diritto a un dottore??”.
Il fatto di approcciarsi non al singolo problema isolato e settorializzato ma alla persona nel suo complesso avviene in prospettiva di capacitazione ed empowering, cercando di andare oltre il mero assistenzialismo, che costringe le persone in una prospettiva di perpetua dipendenza passiva. Molti/e utenti incontrati/e in questi mesi tengono senza problemi le fila di situazioni anche molto complesse, hanno solo bisogno di chiedere delucidazioni e consigli per sciogliere dubbi che possono risultare bloccanti; quando invece ci troviamo di fronte ad una vera e propria violazione di diritti, come nel caso della donna truffata di cui sopra, è (purtroppo) utile il ruolo di un ente di tutela dei diritti, per mettere in chiaro a chi vuole approfittarsi dei/delle persone socialmente fragili che queste non sono sole. Il contrasto alla solitudine attraverso il mutuo aiuto di un’associazione di comunità nata dal basso: è questo l’intento che 25 anni fa ha fatto nascere Sopra i Ponti e lo spirito che tuttora la informa. L’importanza della comunità va di pari passo con il lavoro di rete con altre associazioni ed enti presenti sul territorio: non avremmo potuto fare nulla in questi mesi se non fosse stato per la collaborazione con il circolo Arci la Fattoria, lo studio legale Marina Prosperi, ASGI, l’associazione Avvocati di Strada, il CSI (Centro di Salute Internazionale ed Interculturale), la Colonna Solidale e tante altre…
Durante e dopo la pandemia. A partire da marzo 2020 l’attività di Sportello si è svolta nel contesto di emergenza sociale e sanitaria che tutt* conosciamo. Questa situazione ha ovviamente stravolto il lavoro con la sospensione per un mese del Servizio Civile ma soprattutto la chiusura di tutti gli uffici pubblici e privati, dei tribunali e della maggior parte dei servizi del sociale. Già a fine aprile tuttavia, quando il lockdown non era ancora concluso, abbiamo ripreso attività, e in poco tempo la mole di casi è aumentata a causa della crisi economica e sociale che si è fatta sentire anzitutto presso le fasce di popolazione più fragili. In seguito alla pubblicazione del Decreto RIlancio del 29 maggio si sono aperti due ambiti di lavoro fondamentali: quello della richiesta dei bonus e quello della Sanatoria. Attraverso la finestra dello Sportello, abbiamo visto (ancora una volta) come, in tempo di crisi, le disuguaglianze sociali non fanno che acuirsi e certi strati della popolazione sono assolutamente “lasciati indietro”. Che dire di una sanatoria in cui non solo, ancora una volta, il permesso di soggiorno è subordinato al lavoro, cosa che in tempi di crisi sanitaria risulta se possibile ancor più vergognoso, ma addirittura alla produttività in pochissimi settori chiave (agricoltura, assistenza alla persona) ma non in altri (logistica)? Cosa dire dei bonus erogati senza tenere conto di quella enorme fetta di lavoratori in nero senza garanzie? E’ stato molto raro che gli/le utenti dello Sportello potessero beneficiare di alcuna delle misure messe in campo dal Governo.
Eppure mangiare bisogna mangiare e qui è entrata in campo l’autogestione dal basso, con due importanti iniziative attivate durante il lockdown: la Colonna Solidale Autogestita e l’Iftar solidale promosso dall’associazione Sopra i Ponti. Grazie alla Colonna, una decina fra nuclei familiari e singoli/e che si sono rivolte a Sopra i Ponti per chiedere aiuto alimentare hanno potuto usufruire della spesa sospesa, ossia pacchi alimentari gratuiti frutto di donazioni che le militanti portavano di porta in porta alle persone. Con l’iftar solidale promosso da Sopra i Ponti e finanziato tramite una campagna di donazioni online, per 30 giorni consecutivi è stato offerto il pasto serale il di rottura del digiuno durante il ramadan, inizialmente a 50-60 persone per arrivare a qualche centinaio.
Spunti futuri
Alla luce di questi mesi, non abbiamo dubbi che il lavoro di Sportello continuerà ad essere utile e importante, vista anche la difficile situazione socio-economica in cui ci troviamo. Il processo di informatizzazione che ha preso le spinte durante la quarantena rischia di rendere ancora più ardua la burocrazia per i/le migranti, che si vedono costretti/e a parlare al telefono o ad utilizzare siti internet in lingua italiana, invece che rivolgersi di persona ad un ufficio competente.
Per quanto la situazione di profonda instabilità nella quale ci troviamo renda difficile fare programmi certi di lungo periodo, questo non ci impedisce di immaginare prospettive future per lo Sportello. Crediamo che progressivamente avverrà un radicamento territoriale al Pilastro, dove lo Sportello ha la sua base: nel quartiere abita un’alta percentuale di popolazione migrante e sono presenti altre associazioni di comunità di varie nazionalità, con le quali sarebbe bello collaborare. Sicuramente il lavoro di rete con associazioni e gruppi sul territorio bolognese non potrà che continuare, facendo scaturire la creatività di nuovi progetti, al fine di rendere la nostra città un luogo accogliente per chi viene da lontano con tante difficoltà e non può di certo essere lasciato/a indietro.
[1] A cura del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e di ANPAL (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro), terza edizione del 2019, dati all’1 gennaio 2018.