In occasione dell’ʿīd al-aḍḥā, l’importante festa islamica “del sacrificio”, che l’Associazione Sopra i Ponti ha celebrato sabato 24 luglio al Centro Zonarelli di Bologna, sono stati distribuiti gli attestati di frequenza del corso di italiano online alle alunne (immagini 1 e 3). In molte hanno presenziato, contribuendo a rendere il pomeriggio denso di scambi; quelle che invece non sono potute venire hanno ricevuto l’equivalente del cartaceo via e-mail.
È stato il coronamento di un percorso iniziato a maggio, quando insieme a Chiara entravo nell’Associazione come nuova volontaria del servizio civile; i tempi non sembravano adatti al ritorno alle lezioni in presenza, data la pandemia ancora in atto, e infatti siamo state subito avvertite che il nostro progetto Scuole popolari per l’insegnamento della lingua italiana ai migranti 2021 si sarebbe svolto interamente online, almeno per i primi mesi. Sebbene inizialmente un po’ intimidite dalla notizia, abbiamo affrontato la situazione facendo del nostro meglio, con la supervisione dell’OLP (Operatrice Locale di Progetto) Antonella e la docente e referente del corso di italiano Maria Laura, insieme a Sara, tirocinante presso l’Associazione, ed Eleonora, insegnante volontaria.
Così, settimana dopo settimana, il corso base di italiano online per donne ha preso forma; per prima cosa è stato creato un gruppo unico, dove insegnanti e alunne interagivano liberamente, soprattutto tramite WhatsApp. In un secondo momento, per andare incontro alle esigenze di tutte, specialmente delle signore con figli, si è deciso di creare tre sottogruppi, con fasce orarie differenti. Il primo faceva lezione di mattina, dalle 10 alle 11, con me; il secondo dalle 14.30 alle 15.30, con Eleonora e Sara; il terzo dalle 16.30 alle 17.30, con Chiara. In tutti e tre i casi, le lezioni si sono svolte ogni martedì e venerdì, dal 10 maggio al 23 luglio 2021, e proseguono ancora oggi.
Abbiamo cercato di rendere i corsi facilmente e immediatamente fruibili, creando link su Google Meet poi condivisi nel gruppo WhatsApp, utilizzato come vero e proprio strumento didattico. Questo ci ha permesso di ampliare e testare le conoscenze: il materiale delle lezioni era qui prontamente condiviso, arricchito da link e WebQuest, con esercizi presi da varie piattaforme online come LearningApps, per far sì che le studentesse consolidassero quanto appreso anche in autonomia.
Durante le lezioni “propriamente dette”, sono stati affrontati gli argomenti chiave della lingua italiana di base, utilizzando un approccio comunicativo, attraverso unità didattiche incentrate su situazioni di vita quotidiana. La formazione delle insegnanti è avvenuta parallelamente a quella delle alunne; Maria Laura ci ha sensibilizzate sull’importanza di scostarsi dalle lezioni frontali e grammaticali, a favore di attività più coinvolgenti, oltre che più utili e incisive. In un contesto di glottodidattica da remoto, infatti, è necessario che l’aspetto motivazionale sia potenziato più possibile, per scongiurare rinunce e abbandoni. I macro moduli proposti, consolidati attraverso varie attività e poi verificati da test conclusivi (utilizzando Microsoft Forms, immagine 2) riguardavano la salute, gli acquisti e l’orientamento in città, e gli script situazionali corrispondenti, cioè le espressioni appropriate ai vari contesti della quotidianità. Allo sviluppo della competenza pragmatica si affiancava il prendere dimestichezza con strutture grammaticali di uso comune, come gli articoli determinativi, la struttura “c’è/ci sono”, gli aggettivi possessivi e dimostrativi, eccetera, con un’attenzione particolare alla riflessione metalinguistica.
Un buon numero di alunne – quindici in media (suna trentina di iscritte, complessivamente) – ha seguito con regolarità le lezioni; molte di loro avevano già familiarizzato con gli strumenti didattici online grazie al corso di informatica offerto dall’Associazione e a precedenti esperienze di Dad in lingua italiana. Si sono mostrate interessate e partecipative, consapevoli dell’importanza di studiare l’italiano come lingua seconda, e ben disposte al confronto interculturale su vari temi (festività, religioni, cibi tipici, etc.).
Il riscontro delle alunne, spontaneo o sollecitato, è stato fondamentale, nonché uno dei punti di partenza per riflessioni riguardanti l’impostazione del corso e altri ambiti di intervento dell’associazione.
Inevitabilmente, sono emerse anche delle criticità, sulle quali è opportuno soffermarsi. La più grande riguarda la Dad stessa; il dibattito in merito ha ormai una sua nutrita bibliografia, che da un lato ne sottolinea i vantaggi dati dai costi ridotti, dal numero di persone raggiungibili, dalla comodità offerta dalla condivisione di strumenti didattici online pressoché illimitati; dall’altra, evidenzia i rischi del trattamento dei dati personali, e gli svantaggi che il mancato contatto umano comporta, con la possibilità concreta di un arretramento delle conoscenze.
Al di là di queste considerazioni generiche, in base al sondaggio che abbiamo effettuato tra le alunne pakistane, la Dad sembrerebbe favorita; per la maggior parte, ciò è in ragione del fatto che offre la possibilità di seguire le lezioni mentre si bada ai propri figli.
Proprio su questo punto, noi insegnanti abbiamo riscontrato delle difficoltà; per esempio quella di gestire i turni della conversazione nelle classi online, in cui spesso si sovrappongono voci di terzi, rendendo l’ambiente meno tranquillo e predisposto all’apprendimento. Inoltre, le alunne non accendono mai la fotocamera, e non si può ovviamente pretendere che lo facciano, essendo questa invasiva, soprattutto negli spazi domestici; per cui le insegnanti non hanno mai un riscontro immediato e sicuro sui contenuti che vengono scambiati.
La condizione ideale sarebbe che le alunne dedicassero le ore del corso di italiano esclusivamente alla propria formazione personale e quindi a se stesse, anziché seguire le lezioni mentre sono immerse nei lavori domestici e di cura. Per questo, potrebbe essere efficace affiancare al corso un servizio gratuito di baby-sitting per i loro figli e le loro figlie.
È molto probabile, basandosi anche sulla testimonianza diretta e consapevole delle alunne, che la preferenza accordata alla Dad sia dovuta prevalentemente a una tradizione che considera la rispettabilità familiare strettamente collegata al profilo defilato e lontano dallo spazio pubblico delle donne. Tuttavia è troppo facile e riduttivo abbandonarsi al culturalismo come spiegazione di ogni cosa, per cui è meglio ricordare (e ricordarsi) che ogni soggettività e ogni situazione è a sé.
Personalmente spero in un ritorno in presenza, non solo per beneficiare del calore e del raccoglimento della classe, ma anche per incoraggiare la conoscenza reciproca in un ambiente sicuro e il rafforzamento della rete sociale, con probabile arricchimento della vita quotidiana delle alunne.
Allo stesso tempo, non me la sento di denigrare totalmente la Dad (impulso che avevo agli albori del progetto); credo infatti sia utile mantenerla come opzione supplementare e integrativa, principalmente perché i risultati della nostra esperienza di didattica da remoto mi sembrano soddisfacenti, poi per il fatto che alcune delle alunne ci seguono da molto lontano: da comuni limitrofi al bolognese o addirittura da altre regioni.
La presenza di più insegnanti nell’Associazione si aggancia molto bene a questa prospettiva: anziché suddividerli solo per fasce orarie, si potrebbero creare gruppi in Dad accanto ad altri che lavorano in presenza.
Soprattutto dopo le riflessioni emerse nel quadro della formazione specifica legata al Servizio Civile (con moduli incentrati sull’intercultura, e sull’equilibrio labile ma necessario tra antirazzismo e femminismo), imporre la presenza fisica a lezione mi sembra una velleità maternalistica, sia perché le apprendenti sono adulte, con famiglia, non adolescenti con molto tempo libero a disposizione, sia perché ritengo possa essere controproducente, e sfociare in un calo drammatico di presenze. Queste signore sono da sempre immerse in una quotidianità e in un sistema di valori ben lontani dai nostri, e l’obiettivo realistico come insegnanti nell’Associazione è quello di creare varchi di contatto, di conoscenza reciproca e di autonomia nell’uso dell’italiano, andando sempre incontro alle loro esigenze, non quello di vittimizzarle imponendo modalità operative che ci sembrano giuste in assoluto.
Per ora, continueremo certamente a incoraggiare le interazioni tra le alunne, specialmente tra quelle di diversa nazionalità (più difficili da creare rispetto a quelle in classi monolingue e culturalmente omogenee). Al momento, la maggioranza è costituita da donne marocchine e pakistane, ma ci sono anche un’etiope, un’indiana, una guineana, una siriana; quasi tutte hanno un livello di scolarizzazione medio-alto nel proprio paese.
Ci auguriamo che le presenze crescano ulteriormente durante il nuovo anno scolastico.
È importante sottolineare che da queste analisi sta prendendo piede l’idea di un servizio di mediazione culturale alternativa svolta dall’Associazione, che parta dalle utenti e dai loro bisogni concreti, non sempre soddisfatti dai canali istituzionali; basti pensare alle frequenti richieste di aiuto per cercare lavoro o per svolgere compiti burocratici, che noi volontarie riceviamo quasi quotidianamente. Durante la pausa estiva, l’intento è quello di continuare le lezioni in modo più leggero e informale, intavolando conversazioni e role plays tra i tre gruppi. In estate, infatti, la presenza non è costante perché i bambini non vanno a scuola, e molte delle signore tornano nei loro Paesi o vanno in vacanza con la famiglia.
Sono molto fiduciosa che, dopo questo periodo di conoscenza reciproca, riprenderemo a settembre con una determinazione ancora maggiore.
Eleonora Battilocchi